Come nasce PostaTiAmo?

PostaTiAmo nasce durante una cena.

Il nome è stato un gesto spontaneo, senza pensare, è bastato ascoltare il mio cuore. Desidero raccontare storie, aneddoti ed episodi del nostro paese e dedicare questo blog a tutte le persone che mi hanno accompagnato in questi 40 anni di vita nella nostra amata Posta...a loro insaputa sono dei personaggi in un'avventura meravigliosa.

GianMarco Danna

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martedì 9 maggio 2017

Il 9 maggio di via Caetani


"Adempiamo alle ultime volontà del presidente comunicando alla famiglia dove potrà trovare il corpo dell'onorevole Aldo Moro". 

Questa frase è ormai una parte della storia contemporanea italiana, contenuta nella telefonata fatta dal brigatista Valerio Morucci a casa del professore Franco Tritto esattamente alle ore 12,13 della mattina del 9 maggio 1978. 
In quella telefonata veniva annunciata l'uccisione, da parte delle Brigate rosse, del presidente Democrazia Cristiana On. Aldo Moro.
Si concludeva cosi in quel tragico modo il calvario dello statista democristiano, che aveva passato ben 54 notti di prigionia tra le mani delle Br in un appartamento situato a Roma in via Montalcini n. 8. 
Il suo cadavere venne ritrovato in un Renault 4 rossa, parcheggiata nella centralissima via Caetani, nel cuore della capitale.
Una vicenda che era già iniziata malissimo il 16 marzo dello stesso anno con l'omicidio dei cinque agenti di scorta di Moro compiuto in via Mario Fani. 
L'Italia era decisamente , in quella fase storica, a un bivio istituzionale epocale in cui la politica del compromesso storico tra Dc e Pci inaugurata da Aldo Moro ed Enrico Berlinguer si era ormai frantumata in mille pezzi.
È innegabile che in quel momento mutò radicalmente lo scenario politico nazionale in quanto il mancato accordo tra democristiani e comunisti spalancò le porte al cosiddetto pentapartito che portò la nazione nel baratro della corruzione partitocratica. Ma, al di là delle logiche considerazioni storiche da fare, molto spesso non viene ricordato di come l'effigie del corpo di Moro steso nel bagagliaio di quella autovettura sia diventata un'icona dell'album fotografico della Prima Repubblica.
Non vi è dubbio che quell'evento ebbe un impatto mediatico enorme sull'opinione pubblica, non soltanto per la narrazione, angosciante, della tragica morte di una persona fatta su tutte le prime pagine dei quotidiani nazionali ma anche perché il 1978 fu l'anno in cui la televisione a colori iniziò ad invadere le case di tutti gli italiani. 
Le trasmissioni a colori iniziarono a essere diffuse dalla Rai il 1 febbraio 1977, ma l'autentico "boom" che soppiantò i vecchi impianti in bianco e nero si ebbe proprio nel 1978. 
Le riprese fatte all'epoca dall'emittente GBR della Renault 4 rossa che si apriva dinanzi agli occhi impietriti di Francesco Cossiga, allora Ministro degli Interni, rappresentavano indubbiamente un autentico schiaffo sulla coscienza emotiva di chiunque avesse avuto modo di vederle, cosa che del resto era già accaduta due mesi prima con la diffusione delle immagini dell' agguato di via Fani.
Quei fotogrammi erano tremendamente impressionanti proprio per il potere che il colore aveva (e ha) di imprimere la realtà nella mente umana e rappresentavano un evento esclusivo , che mai si era verificato in passato. 
Ha detto certamente bene David Freedberg nel suo saggio Il potere delle immagini quando ha sottolineato la forza che queste hanno nel colpire in modo determinante l'animo di chi le guarda. 
Per questo le ricordiamo tanto ancora oggi, dato che non vi è libro di storia o saggio di cronaca italiana degli anni '70 che non possa fare a meno di menzionarle. Accanto a tutto questo non si può non ricordare l'ultima memorabile lettera di Aldo Moro indirizzata a sua moglie Eleonora. "Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti e amici con immenso affetto e a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto".
È questa una parte fondamentale di quella lettera, che racchiude non solo il dolore di un uomo che sapeva ormai di non poter più riabbracciare i propri cari ma anche il suo forte coraggio nell'affrontare il destino che lo attendeva. 
Un esempio di intensa umanità che dovrebbe servire sempre a tutti noi anche nella nostra vita quotidiana, non dimentichiamolo mai.

Nicola Lofoco

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