Come nasce PostaTiAmo?

PostaTiAmo nasce durante una cena.

Il nome è stato un gesto spontaneo, senza pensare, è bastato ascoltare il mio cuore. Desidero raccontare storie, aneddoti ed episodi del nostro paese e dedicare questo blog a tutte le persone che mi hanno accompagnato in questi 40 anni di vita nella nostra amata Posta...a loro insaputa sono dei personaggi in un'avventura meravigliosa.

GianMarco Danna

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martedì 29 maggio 2018

Hitchcock e “l’arte del compromesso”


Hitchcock non è americano ma è inglese. Il genere che lo contraddistingue è il thriller, è il genere della suspense, dal quale non uscirà mai, perché tutto quello che realizza rimane all'interno di questo genere. Abbiamo un’alta specializzazione di cui ne diventa maestro assoluto. Hitchcock avrà una legittimazione da parte dei registi della Nouvelle Vague, che mettevano al bando un certo modo di fare cinema. In particolare, F. Truffaut fa una grande intervista a Hitchcock.

L’immagine di Hitchcock è icastica, ha un’espressione beffarda, sorniona. È l’arte del compromesso riuscito col sistema. Porta degli elementi di grande infrazione nel cinema classico, ma allo stesso tempo si inserisce bene nella Hollywood classica.

Hitchcock ci racconta della differenza tra la suspense e la sorpresa. Dice: “La sorpresa è quando, ad esempio, c’è una scena ad un ristorante, ad un certo punto scoppia una bomba. Questa è la sorpresa. Ma io nei miei film non faccio questo. Io vi mostro due personaggi che stanno al ristorante, che mangiano e vi mostro che c’è una bomba sotto il loro tavolo.” Hitchcock genera tensione mettendo a conoscenza lo spettatore.
Sempre Hitchcock ci racconta del suo McGuffin, termine che lui stesso ha coniato. Il McGuffin lo ritroviamo in Pulp fiction: la valigetta nera è un McGuffin, cioè un qualcosa che per i personaggi del film ha un'importanza cruciale, attorno al quale si crea enfasi e si svolge l'azione, ma che non possiede un vero significato per lo spettatore. È un omaggio che Tarantino fa a Hitchcock.














Queste strategie narrative sono adeguate alla Hollywood classica (rigorosa nel imporre i codici), ma ce ne sono altre invece che non lo sono, pensiamo alle sperimentazioni tecniche e visive avanguardiste dei film di Hitchcock. Ad esempio, in Vertigo, è il sogno che rileva elementi dell’inconscio attraverso tecniche avanguardiste. Con questo film siamo già in un momento avanzato della carriera di questo straordinario autore, ma già nel suo primo film, Rebecca la prima moglie del 1940 in cui sembra entrare perfettamente negli schemi classici di Hollywood, possiamo notare numerose infrazioni ai codici. Ad esempio, il film è girato in flashback, il tempo del racconto è un tempo spostato nel passato. In Hitchcock ci sono elementi contrastanti: sia sentimento cattolico, che elementi della psicoanalisi. Nell'incipit di Rebecca la prima moglie c’è tutto un immaginario romantico: il notturno, il cancello chiuso che fa un gioco espressionista, la narrazione. Questo narratore esterno lo troviamo solo all'inizio e alla fine come cornice. Rispettando la  regola del cinema classico inserisce elementi di trasgressione. In Rebecca la prima moglie, la mano di Hitchcock prende lo spettatore e lo porta dentro il racconto attraverso due stratagemmi: la notte magica con questa voce del narratore che diviene poi la voce del personaggio femminile del racconto, e poi questo spostamento di prospettiva verso il mediterraneo con i due personaggi alla scogliera. Interessante questo incipit di racconto che somiglia ad un’altra celeberrima sequenza, di un film straordinario, quella di Quarto potere di O. Welles, in cui definitivamente si segna il passaggio al cinema moderno.

Un altro tra i film più famosi di Hitchcock abbiamo La finestra sul cortile, del ’54. È un film in cui l’autore gioca molto sottilmente con i codici linguistici del cinema. Il film è di fatto metalinguistico, perché mette in scena gli elementi del dispositivo del cinema, e lo fa con grandissima maestria senza dare l’idea di sovvertire. Mette in scena apparentemente un classico thriller, ma sotto c’è una sottile riflessione sul mondo del cinema: vengono inserite delle metafore della visione. Il primo tema è un crimine che viene compiuto in un condominio, di cui è spettatore il personaggio James Stewart. C’è un crimine, ma il tema sottostante è l’atto del guardare: è il cinema stesso, perché questo personaggio è un fotografo che in quel momento è fermo su una sedia a rotelle, chiuso in casa con la gamba ingessata. Possiede una macchina fotografica e usa l’obiettivo come telescopio. Per effetto dello zoom ottico il personaggio può vedere da lontano. C’è una questione però ancora più sottile, questo personaggio che guarda, e che dal momento che scopre questo omicidio diventa un guardare sempre più accanito, è anche bloccato a sedere esattamente come lo spettatore. Ha un aiutante, la fidanzata, che è interpretata da Grace Kelly, e la manda ad indagare. Il tutto con forti scene di suspense. Il film è disseminato di riflessioni sulla visione filmica e per questo la narrazione classica più la riflessione sullo sguardo che il film innesta fa parlare di metalinguaggio. Ma c’è anche una riflessione del cinema su di sé, quindi una visione metacinematografica.
Per primo Un sogno del ‘58 segna l’apice di questa sperimentazione di Hitchcock inserita però nel cinema classico. Il sogno rimanda alle avanguardie degli anni ’20. È un recupero di quelle visioni “altre”, siamo nelle visioni del surrealismo. Inoltre, c’è un lavoro sulle forme: la forma della spirale la ritroviamo anche nella pettinatura. E la vertigine che ricorre.

Tornando alla Finestra sul cortile, per quel che riguarda le riflessioni sullo sguardo, abbiamo una scena in cui Grace Kelly guarda in macchina. Sappiamo che questa è una violazione delle norme del cinema classico. È una licenza poetica che Hitchcock, regista ormai affermato, può permettersi.

 










Ma ce ne sono tante altre di violazioni, le ritroviamo nel film Psyco, tutte incentrate sul tema del doppio, sulla scissione della personalità. Sono gli elementi della psicoanalisi, che caratterizzavano il cinema espressionista, che imperniano i racconti. Qui, in Psyco, davvero è superato lo schema del cinema classico. Il film Psyco fece veramente paura, mostrava un personaggio schizofrenico con una forte scissione della personalità. Inoltre, il luogo all'inizio sembra un luogo qualunque. Questo film è così conturbante perché mette in mostra momenti di relax come momenti molto minacciosi.

ELEONORA NATALUCCI

domenica 27 maggio 2018

Recensione film "Eraserhead - la mente che cancella"

ERASERHEAD - LA MENTE CHE CANCELLA
di David Lynch



PRODUZIONE: U.S.A. 1977

GENERE: grottesco/horror

CAST: Jack Nance, 
Charlotte Stewart, 
Laurel Near

DURATA:89'

VOTO:9/10











TRAMA
la trama di questa perla del cinema non è affatto facile da cogliere, tanto da dover vedere il film più di una volta per capire almeno la tematica della pellicola, che può differenziare da persona a persona. dunque ve la presento sotto il mio punto di vista. Henry è un giovane che vive in una città oscura e degradata, un giorno la sua ragazza gli comunica di essere incinta, ma il loro bambino ha qualcosa che non va...al posto di un normale neonato, i neo-genitori si ritrovano a carico uno strano feto (forse alieno?), che con il suo pianto distrugge la vita della coppia. Secondo lo stile del regista, il film non si sofferma solamente su questo, ma è un susseguirsi di scene all'apparenza senza senso, ma che nascondono un significato che solo in pochi possono cogliere, come un' uomo che spinge una leva su un pianeta facendo fluttuare il protagonista nello spazio, per poi mostrare un embrione (scena che potrebbe rappresentare il momento del concepimento), oppure una donna che canta una canzone che ripete: in Heaven everything is fine (che può rappresentare la pace e la tranquillità dopo il finale). dunque come già detto prima il film non ha una vera e propria trama, ma solo un seguirsi di scene con un apparente significato a seconda dello spettatore 

REGISTA 
David Lynch inizia la sua carriera nel mondo del cinema, dopo aver girato una manciata di cortometraggi, proprio con questo film, che all'inizio si rivelò un flop, ma che con il passare del tempo e l'aumento di popolarità del regista fu rivalutato diventando un vero e proprio cult, ma già ai tempi questo film diventò un culto per gli appassionati, incluso Stanley Kubrick, che durante la lavorazione di Shining, mostrava la pellicola agli attori per trasmettere angoscia.
dopo la rivalutazione del film, al regista fu data la regia di The Elephant Man, per poi realizzare film con uno stile simile a quello utilizzato per Eraserhead, ovvero un significato diverso a seconda di chi guarda, ma anche realizzando film "normali" come una storia vera o il già citato The Elephant Man

OPINIONE
certamente questo la trama può far storcere il naso a quasi tutti i lettori, ma non bisogna soffermarsi solo su questo, David Lynch riesce a far spaventare senza utilizzare i normali metodi come gli sbudellamenti o  i jumpscare, ma con il solo utilizzo del suono, che riesce ad entrare in testa senza più riuscire a cancellarsi, dunque la mia opinione è del tutto positiva e consiglio vivamente la visione per chi volesse provare questa esperienza.

FRANCESCO CIANCAGLIONI

lunedì 14 maggio 2018

I segreti di Twin Peaks, un capolavoro televisivo


Twin peaks è una piccola località situata sulle montagne al confine con il Canada, potrebbe sembrare un luogo tranquillo in cui la vita va avanti senza alcun problema, ma dietro la maschera da mite cittadina si nasconde un terribile segreto… o più di uno.
Serie TV uscita in America negli anni 90 ed arrivata in Italia l’anno successivo è diretta e ideata da David Lynch e Mark Frost, questa fu il capostipite di serie TV che si sarebbero protratte negli anni a venire. Tutto inizia una mattina qualsiasi, quando la scoperta del corpo di Laura Palmer, una giovane studentessa del liceo locale sconvolge tutti, nel frattempo un’altra ragazza, Ronette Pulaski vaga in uno stato di shock, il caso viene affidato all'agente speciale Dale Cooper, un eccentrico uomo amante del caffè, da subito capisce che c’è qualcosa che non va, una volta arrivato in città sogna di trovarsi in una sala d’aspetto, con delle tende rosse, in compagnia di un nano e della stessa Laura, questo luogo è chiamato dai residenti locali, “la loggia nera”, un luogo di sofferenza in cui vengono spedite le anime dannate e in cui risiedono i demoni che si nutrono della GARMONBOZIA (dolore e sofferenze). Uno di loro, tale BOB, è forse il più spietato e malvagio residente della loggia, personaggio fondamentale per scoprire l'identità dell’assassino della giovane Laura.
Va data un’opportunità a questa fantastica opera perché fa percepire molte cose, sia negative, come la rabbia o l’assenza di scrupoli in determinate azioni e positive, come il rimpianto o l’ammenda dai propri peccati, facendo riflettere lo spettatore, facendo capire che tutti ci troviamo in un momento della nostra vita in una “loggia nera”, ma soprattutto perché…. Nell'oscurità di un futuro passato
il mago desidera vedere.
Un uomo canta una canzone tra questo mondo e l'altro.
Fuoco, cammina con me.

FRANCESCO CIANCAGLIONI                        
                                                                                 




martedì 1 maggio 2018

Un Infausto Inizio


“se vi interessano le storie a lieto fine, è meglio che scegliate un altro libro. In questo non solo non c’è un lieto fine, ma neanche un lieto inizio, e ben poco di lieto anche nel mezzo”.
Questa è la premessa che l’autore da del proprio romanzo, un infausto inizio è il primo di una serie di 13 libri intitolata “una serie di sfortunati eventi”, i protagonisti di questa sventurata avventura sono i tre orfani Baudelaire: Violet la più grande, è un’ingegnosa costruttrice. Klaus, quello di mezzo ama i libri, e tutto ciò che legge ricorda e Sunny la minore adora mordere le cose, la bimba si trova in quell'età in cui ci si esprime con dei versi incomprensibili.
La loro sventura inizia in una giornata grigia e triste, su una spiaggia desolata in cui i tre fratelli si stavano svagando, la loro felicità, purtroppo era destinata a finire presto, quando una misteriosa figura nella nebbia si avvicinò a loro, lo riconobbero come il signor Poe, bancario responsabile della loro ENORME fortuna, egli gli annuncia il tragico evento della morte dei loro genitori avvenuta a causa di un misterioso incendio, dunque vengono affidati ad un loro cugino di terzo grado da parte di padre, o di quarto grado da parte di madre; il malefico Conte Olaf, un burbero, arrogante, attore, trasformista ed assassino con un occhio tatuato sulla caviglia sinistra, interessato solamente al loro conto in banca, da questo momento i tre orfani saranno destinati ad un destino crudele, che proseguirà nei prossimi libri.
Lo stile di narrazione di questo romanzo differenza dagli altri, poiché il narratore Lemony Snicket, è anche un personaggio esterno del libro, intento a scoprire la verità sulla vita dei Baudelaire e sulla scomparsa della sua amata Beatrice. È un libro leggero da leggere e non eccessivamente lungo, appena 140 pagine che scorrono via lisce come l’olio, che vi faranno amare i personaggi e detestare, a seconda del lettore, il Conte.
Da questa saga è stato tratto un film del 2004 con protagonista il mago dei travestimenti Jim Carrey ed una serie televisiva Netflix in cui Olaf è impersonato da Neil Patrick Harris, famoso a molti per il ruolo di Barney Stinson nella serie tv How i met your mother.
Dunque sa la domanda è: Vale la pena leggere questi libri? La risposta è…Si

Francesco Ciancaglioni