Come nasce PostaTiAmo?

PostaTiAmo nasce durante una cena.

Il nome è stato un gesto spontaneo, senza pensare, è bastato ascoltare il mio cuore. Desidero raccontare storie, aneddoti ed episodi del nostro paese e dedicare questo blog a tutte le persone che mi hanno accompagnato in questi 40 anni di vita nella nostra amata Posta...a loro insaputa sono dei personaggi in un'avventura meravigliosa.

GianMarco Danna

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domenica 8 marzo 2015

“Tutte le donne della mia vita” - 8 marzo...una festa, una storia

Sabato 7 marzo 2015 ore 6.00. Mi sveglio, fuori sento ancora il vento. Fa freddo. Alle 7 devo uscire per la corsa. Sembro un orso che si è svegliato dal letargo. 

Avrò dormito poco più di 4 ore, sono andato a letto molto tardi per colpa di una serie tv:"sons of anarchy". Bellissima ma fate attenzione che "nuoce gravemente alla salute". Infatti sto andando avanti a "botte" di 10 puntate a serata. Non dormo più e ormai sono diventato come uno di quei zombie usciti dal famoso video di Michael Jackson.

Faccio partire la moka (finalmente) e accendo la tv. Sky tg24 nella rassegna stampa mi ricorda che domani sarà la festa della donna. Mi piacerebbe scrivere qualcosa, parlare di loro. Senza cadere nella banalità, nel qualunquismo. 

Mentre corro incomincio a pensare. Forse è arrivato il momento di fare come in tribunale, "dire tutta la verità nient'altro che la verità" e dire lo giuro...."in che senso scusa??". Ma si, parlo delle mie di donne. Quelle della mia vita. E di quanto mi hanno condizionato. 

Intanto ho vissuto da sempre con sole donne. Un po’ come nei film di Almodovar. Vengo al mondo il 9 ottobre del 1971 nel reparto maternità del San Camillo dove le mie nonne facevano le infermiere.

Avevano praticamente occupato tutta l'ala dell'ospedale per l'evento. Mi portano a casa dove rimango per 18 anni insieme a 1 sorella, 3 cugine, 1 nonna con amica al seguito, tale Margherita, sosia della famigerata Margaret Thatcher, il premier inglese. Il problema era che non gli somigliasse solo fisicamente ma anche come carattere, infatti quando c'era lei sembrava di stare a buckingham palace. Educazione rigida da college svizzero.

Insomma resto solo… contro tutte. Avevo un fratello ma ha pensato bene di fuggire, viste le condizioni da "tempo delle mele" in cui eravamo “costretti” a vivere. Noi, a casa, di Sophie Marceau ne avevamo ben 5. Una catastrofe. Problemi adolescenziali femminili moltiplicati all'ennesima potenza.

Meno male che qualche anno prima gli inglesi avevano inventato il football. Il mio rifugio. Il mio sfogo. 

Fino a un certo punto però...poi un bel giorno mi appare lei. Estate 1985. Altro che colpo di fulmine quelle erano 100mila saette. Sentii la scossa. Avevo circa 14 anni. Lei, bellissima, io un mezzo tonto. Abitava sulla "Terra". Claudio Baglioni, scherzo del destino, cantava la "Vita è adesso" ma, per me "nulla sarà più come prima". Aveva 2 occhi blu meravigliosi. 

Una bellezza "musetto" che in un attimo mi fece dimenticare le prodezze di Bruno Conti e Paulo Roberto Falcao messi insieme. Capii che era arrivato il momento di smetterla di correre dietro a un pallone e di scoprire l'universo femminile. Così arrivò il primo bacio. 

Finisce l'estate, si torna a scuola. Istituto tecnico industriale. Arriva lei, bella come una matrioska. Ora le saette diventano fulmini. Anche qui amore da "via col vento", gaelotta fu, guarda caso, la città di Romeo e Giulietta, Verona. Gita con la classe.

Ci fermiamo all’autogrill durante il viaggio e io dopo più di una anno di attesa  gli dico ..."tutta la verità..nient'altro che la verità..". Sono pazzo di te. Vasco Rossi cantava .."Liberi..Liberi.." ma per modo dire perchè ormai la libertà si era persa qualche anno prima su un campo di calcio. 

Molto meno faticoso correre dietro a un pallone. Seguirono momenti di grande sofferenza (sto romanzando...) e giorni che decretarono la fine della mia adolescenza. 

Quella storia mi fece diventare un uomo. Per me l'amore, avevo circa 18 anni, poteva considerarsi finito. Ormai con le donne avevo chiuso. Dopo 4 anni di intensa "attività" non ne potevo più. The end. 

Decido di partire. Vado in Corsica. Non faccio nemmeno in tempo ad arrivare e sul traghetto altro colpo di fulmine. Seguo quell’amore fino a …Milano. Passa l’estate inizio a lavorare e la scelta su dove andare a vivere, non ho dubbi, cade proprio sul capoluogo lombardo. La capitale della moda. Sono i primi anni 90. Giusto il tempo di arrivare e il trasloco diventa inutile. Di Lei si sono perse le tracce. Ma ormai la decisione è presa. Devo restare per forza, ben mi sta. Passa un anno e torno a Roma ma Milano mi resta nel sangue. Esperienza di vita comunque bellissima. 

Arriva l’estate e quindi torno a Posta e a pochi km di distanza, in un paese dove ora vado spesso a correre, saette e fulmini insieme, decidono, ancora una volta di colpirmi. 

Sono anni intensi fino a quando Lei, un bel giorno qualunque di un gennaio qualsiasi decide (giustamente) di dirmi che vuole fare altro nella vita. Mi rimetto in gioco. E’ ora di cambiare. Di rinnovarsi. Vado a New York per la maratona, un esperienza che pensavo fosse solo una piccola parentesi. 

Mi innamoro perdutamente della Grande Mela e della corsa, ma, anche qui una donna, mi propone di rimanerci a vivere. Ma serviva troppo coraggio. 

E poi a Roma mi aspettava la persona che sarebbe diventata mia moglie. Infatti qualche mese prima, invitato ad una festa, a cui non volevo andare, (ri)conosco Raffaella. Mi dice che deve andare in Argentina e che gli serve un passaporto per partire. Mi chiede di aiutarla. “Hai solo tre giorni di tempo, puoi darmi una mano?” - “Ci provo ma non sono mica il Ministro dell’Interno” gli dico io… . 

Usciamo, ci “frequentiamo” qualche anno e dopo un attimo mi ritrovo sposato e ancora una volta una donna scombina come un uragano tutta la mia vita. E’ il 7 luglio del 2006 e nasce una bambina di appena 2 chili. Lucilla. Un fagottino che urla come un reggimento di Alpini durante la libera uscita. Con Lei saltano tutti gli equilibri. E’ la svolta oppure la conferma fate voi che la mia vita sarà al femminile, fino alla fine dei miei giorni. 

Uno come me non avrebbe mai potuto avere un figlio maschio. La fine come il mio inizio. 

Poi ci sono loro. Le donne che mi stanno accompagnando in questa meravigliosa avventura che è “PostaTiAmo”. Il mio ultimo pensiero va a Monica, Maria e Roberta e alla passione con cui mi stanno contagiando. Mai banali sempre un passo avanti, piene di idee e di quell’intelligenza che le distingue. Perché? Semplice. Sono Donne. Lontane anni luce da quel mondo maschile triste e scontato.

Finisco questo articolo con una frase di Alda Merini... la mia mimosa, simbolica, per tutte voi…”Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto di non essere mai abbastanza” - Ecco, questa più che una dedica è un appello, una preghiera. Non permettete mai a nessuno di non credere in voi stesse, di dubitare di voi. Difendete, sempre, la vostra autostima. Buon 8 marzo.

GianMarco


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